giovedì 6 ottobre 2011

Roma e libro interessante sul barocco.

Finalmente sono riuscita a trovare (e a comprare, per lo più con un piccolo sconto) un libro che pare un toccasana per me. Adoro la città di Roma, per ora vi ho soggiornato cinque volte se non sbaglio.
Eh sì, cinque volte e mi manca. Mi manca tanto. Considerate che ad inizio 2011, nel giro di tre mesi, ci sono stata due volte. E ora nessun viaggio all'orizzonte.

Sono letteralmente affascinata. Rapita da una città nella quale ogni angolo non è casuale ma frutto di una sovrapposizione temporale che ha dato esiti incredibili. Mi viene spontaneo un assurdo paragone con la mia vita.
Nonostante il mio ambiente naturale sia il disordine, trovo rilassante talvolta passare in rassegna le "cose vecchie" alle quali sono affezionata. Si scoprono antichi "cimeli", cari ricordi andati perduti.
Ecco, nella mia testa Roma è così.
E non solo l'aria, le pietre, le persone. Tutto pare intriso da questo caos ordinato. Anche il traffico che intasa la città e sembra non trovare pace (ma vi racconterò aneddoti romani in un altro post, ora sto decisamente divagando).

Dicevo, il libro.
Si intitola "Geni rivali - Bernini, Borromini e la creazione della Roma barocca", scritto da Jake Morrissey ed edito da Laterza.
La cosa che mi aveva colpito quando tornai da Roma parecchi mesi fa e vidi per la prima volta il libro in una grossa libreria, fu la copertina. Leggo "abbastanza" (e con "abbastanza" intendo quando non sto per morire a causa di miliardi di milioni di esami universitari) e so che è sbagliato valutare un volume dal suo aspetto esteriore, ma... La magnifica cupola a spirale di Borromini difficilmente mi sfugge.
Al liceo ho letto e adorato un libro romanzato sulla presunta "rivalità" dei due più importanti artisti della Roma barocca (ne parlerò sicuramente... Mi dovrò fare una lista, se vado avanti così).
Questo invece è una specie di "saggio architettonico" semplificato, condito da aneddoti interessanti sulla loro vita e su quella delle personalità romane che contribuirono al loro successo. Leggibilissimo quindi anche da chi si interessa ad arte e architettura esclusivamente per piacere.

La cosa più bella è stata, almeno per me, quella di aver potuto ripercorrere mentalmente tutte le opere descritte nel libro, o almeno la maggior parte (avendole visitate di persona). Faccio l'esempio di Via del Quirinale. Una via posta a nord, che sfocia sul lato e poi sulla piazza antistante il Quirinale. Proprio qui, a pochi metri l'una dall'altra, due opere di Borromini e Bernini che paiono essere posizionate proprio per essere messe in paragone. Forma simile, contenute dimensioni (benché diverse), una su un lato della strada e l'altra sull'opposto.
Ma ecco una parte che le descrive, presa dal libro:

Ma è impossibile non preferire una chiesa all'altra. Non importa se si è turisti o studiosi. Una ci toccherà l'anima nel modo voluto dall'architetto quando la progettò 350 anni fa. L'altra susciterà in noi una rispettosa ammirazione.

Mi piacciono queste righe perché potrebbero sintetizzare lo spirito con il quale lo scrittore ha lavorato e indagato. Sulla rivalità di questi due artisti barocchi si è da sempre speculato tantissimo: si sono viste spesso antipatie dove non c'erano e sono stati attribuiti ingiustamente meriti che ancora oggi non vengono riconosciuti. Eppure, nella loro più o meno accesa rivalità, non si può negare una cosa: le loro anime, riflesse nelle opere da essi plasmate, dovevano essere molto diverse. Bernini, nato come scultore e bambino prodigio, prediletto di molti Papi, dava vita a creature animate, imponenti, fastose, ricche, colorate, decorate. Borromini invece, scalpellino svizzero che aveva dovuto farsi largo a fatica nella nobiltà romana dalla quale non sarà mai ben accetto, animava opere eteree, stuccate di bianco, delicate, originalissime, rigorose, piccole, preziose.

Una diversità che si avverte entrando nelle chiese di S. Carlo di Borromini (sotto, a sinistra) e S. Andrea al Quirinale di Bernini (sotto, a destra), affianco al Quirinale. Parlerò anche di queste chiese, più in là (e siamo a tre). Ma sappiate che, come dice Morrissey, non potete ammirarle entrambe. Certo, dal punto di vista architettonico potrebbero essere tutte e due giustificate come "belle costruzioni", ma ricordate che "La costruzione è per tener sù. L'architettura è per commuovere."

E una delle due vi commuoverà, certamente.

 
Ovviamente ci sarebbero da spendere moltissime parole su queste due architetture. Per ora credo però che lascerò solo queste foto con le rispettive piante, così da lasciarvi il tempo di gustarvele da soli, ripercorrerle nella mente se ci siete stati, stuzzicarvi se non le conoscete.
Chissà quale preferite o preferireste voi...!

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